Principi e pratiche agili favoriscono relazioni, collaborazione e risultati

Se percepiamo le aziende come organismi vitali, allora dobbiamo porci la domanda delle connessioni.

Come in un sistema vitale, anche l’organizzazione è come una foresta con tanti alberi radicati in un terreno dal quale ricavano linfa vitale e allo stesso tempo interconnessi tra loro, in un continuo scambio di informazioni e vibrazioni.

Sono le relazioni l’energia di un sistema.

La domanda che vorremmo indagare è quindi questa: “Come rendere i luoghi di lavoro spazi nei quali le persone possano entrare in relazione, sostenersi, supportarsi, imparare le une dalle altre, in modo che possa crescere il senso di appartenenza, si respiri un’atmosfera accogliente e ci si senta bene?”.

Con questo non si intende che l’azienda diventa una famiglia o che si è tutti amici. 

Essere una community significa credere che l’intelligenza collettiva è più della somma delle singole parti.

Oggi è naturale lavorare in team e quindi anche i risultati non sono più frutto di una singola persona ma del lavoro di tante persone che insieme hanno prodotto soluzioni creative.

Per avere collaboratori ingaggiati occorrono principi, approcci, pratiche da sperimentare e implementare.

Si parla molto di responsabilizzazione, di coinvolgimento, di formazione, ma spesso si tratta di eventi dietro ai quali non si cela un’idea di organizzazione come rete.

Una rete è composta di tanti nodi collegati tra loro.

In questo modo i collaboratori sono collegati, si trasmettono informazioni, imparano gli uni dagli altri.

Grazie a momenti di co-creazione, di incontri creativi che promuovono l’innovazione si cresce insieme, c’è uno scambio di conoscenza. Ciò avviene spesso in modo auto-organizzato.

Se c’è una struttura che supporta la community le persone assumeranno su di sé l’organizzazione dei propri processi di apprendimento individuali e collettivi, creando gruppi, reti e comunità di apprendimento. In qualità di coach di apprendimento, i manager possono supportare lo sviluppo delle capacità dei propri dipendenti creando spazi per l’apprendimento auto-organizzato.

La formazione in questo modo non è più frontale e non è più solo da catalogo, diventa un tutt’uno con l’attività lavorativa stessa. La cultura dell’apprendimento si basa su valori vissuti come apertura, diversità, fiducia, partecipazione, comunicazione alla pari, cooperazione, autonomia, disponibilità a sperimentare.

Gli errori sono visti come un’opportunità di apprendimento.

Sono diversi gli approcci che coniugano la co-creazione, l’auto-organizzazione, l’apprendimento e l’autoefficacia.

Le organizzazioni che intraprendono questa strada sono aperte alla partecipazione, credono fortemente nelle persone e nelle loro potenzialità, non solo come singoli ma anche come sistema vitale.

Occorre quindi imparare ad assegnare meno e responsabilizzare di più, ad avere fiducia e controllare meno, ad aprire spazi alle idee piuttosto che a focalizzarsi sui problemi, a far posto al networking perché porta un valore, a favorire l’auto-apprendimento, ad aprirsi al cambiamento come chance.

Tutto questo va nella stessa direzione dello smart working e della digitalizzazione. Le persone sono autonome, auto-organizzate e interconnesse.

Per questo, approcci come “WOL-Working out loud”, che significa “Lavorare ad alta voce”, stanno avendo successo. E’ un metodo che si sta diffondendo perché è orientato al cambiamento personale e professionale, supporta le persone a fissarsi degli obiettivi e costruire relazioni che fungeranno da supporto nel raggiungere quegli obiettivi. E’ uno strumento che enfatizza la generosità e la connessione. Si impara come raggiungere e coinvolgere le persone, come sperimentare e affrontare le battute d’arresto e come rendere se stessi e il proprio lavoro più trasparenti.

Si possono formare cerchi di quattro o cinque persone che si trovano per un’ora ogni settimana per dodici settimane.

Ogni settimana ci sono degli step, dei temi e degli esercizi, ciascuno si pone un obiettivo da raggiungere in quell’arco di tempo e allo stesso tempo, grazie al feedback, ci si supporta a vicenda e si apprende in modo agile e veloce, gli uni dagli altri.

Si tratta di principi e pratiche semplici, ma con un effetto potentissimo. I risultati si notano in termini di motivazione, relazioni, mindset, efficacia.

E’ soprattutto aprendo spazi di collaborazione che si vedono i risultati. Ed è qui il vero cambio culturale.

Le organizzazioni sono ancora troppo spesso insiemi di persone che non sono in connessione tra loro, vivono accanto ma non interagiscono se non per scambiarsi qualche informazione.

Aprire spazi di co-creazione e di crescita collettiva è vincente, influisce infatti sulle relazioni, sull’autoefficacia e sul raggiungimento degli obiettivi.

Farà piacere a quelle organizzazioni che da tempo si chiedono quali sono le strategie per motivare e rendere produttive le persone. Questo approccio può offrire un valido supporto.

A vantaggio delle persone e dell’organizzazione come community.

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